Sintesi intervento di Nadia Rosa alla Conferenza d’organizzazione nazionale del 14-15 gennaio

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Ringrazio anche tutti i compagni e le compagne che si sono spesi con generosità per permettere di raccogliere le firme necessarie per poter entrare nella competizione elettorale. Permettetemi un sussulto di orgoglio partigiano. La mia federazione, Milano e provincia, nonostante avesse espresso alcune perplessità sulle modalità di costruzione del percorso, ha chiuso la raccolta firme (superando abbondantemente l’obiettivo) con 2 settimane di anticipo e si è messa a disposizione di quei territori lombardi che erano in difficoltà, contribuendo di fatto ad arrivare al risultato di poter presentare la lista di UP in 10 province su 12. Un atteggiamento serio e militante. Grazie davvero.

Ma visto che siano in una conferenza di organizzazione, non si puo’ fare finta che non ci siano stati territori che invece non hanno agito da partito. Decidere a priori di non seguire un’indicazione votata negli organi preposti, come è successo a Lodi, non è accettabile se si fa parte di una comunità politica. Non è rispettoso nei confronti di chi, pur con numerose perplessità e con mille difficoltà, ha sacrificato il proprio tempo e le proprie energie.

Ma veniamo alla relazione del compagno locatelli, che prontamente è stata inviata e che ho quindi avuto modo di rileggere:

La descrizione di cosa per noi deve essere UP non mi convince fino in fondo, così come il ruolo del Partito definito nella relazione. Mi pare piu’ un ruolo da associazione culturale piu’ che di Partito.

Il tema è grande per essere affrontato solo in una Conferenza di Organizzazione e per questo spero che presto ci saranno presto altri luoghi dove si possano sciogliere alcuni nodi fondamentali. Ma non possiamo però eludere l’argomento. Anche perchè ci troviamo in una fase di delicata e complicata costruzione di un soggetto politico, Unione Popolare, che se affrontata con consapevolezza di quanto non ha funzionato in passato, scevri da settarismo e autoreferenzialità dei microscopici partiti che ne costituiscono ad oggi la spina dorsale, potrebbe rappresentare quel progetto di ricostruzione necessaria, capace di creare attorno a temi precisisi e fondamentali una nuova narrazione della Sinistra in questo Paese.

Una Sinistra che non può essere calata dall’alto di qualche assemblea di stanchi dirigenti di Partiti ormai al lumicino, che sprecano tempo ed energie a trovare un accordo tra “sensibilità” che spesso non rappresentano nemmeno loro stesse, ma un percorso disposto a guardare al di fuori dei propri recinti, pronto a confrontarsi con i cambiamenti e le nuove esigenze della classe.

Una Sinistra che la smetta di parlare degli “altri” soggetti e di tentare di ricorrere la loro agenda, ma che si dia delle proprie priorità, un proprio profilo, una propria dignità.

Una Sinistra che si ponga l’obiettivo di governare il Paese, le Regioni, i Comuni.

La testimonianza, le dichiarazioni di esistenza fine a stesse hanno logorato la nostra militanza, figurarsi se possano riuscire ad attrarre nuove energie.

Una Sinistra che non si costruisce in 2 mesi, ma nemmeno in due anni. Un percorso lungo le cui basi però vanno poste oggi.

Un altro punto della relazione non mi convince: il riconoscimento del diritto agli aderenti dei partiti promotori di essere automaticamente partecipi a UP sulla base della tessera di organizzazione. Un errore secondo me che non fa altro che favorire la logica di intergruppi che si sta facendo prepotentemente strada nella costruzione di UP e che ha già fatto allontanare, almeno nel mio territorio, numerose energie che si erano aggregate in occasione della campagna delle politiche.

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