Un grande 25 aprile

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Un grande 25 aprile per la democrazia, la Costituzione e contro le guerre.

di Nadia Rosa.

Centinaia sono state le manifestazioni in tutta Italia nella giornata del 25 aprile. E’ stata una grande giornata di Liberazione dai fascismi e dalle guerre. Un 25 aprile di ferma risposta al disegno autoritario di questo governo.

Il nostro paese è impegnato, a dispregio dell’articolo 11 della nostra Costituzione, con armi e personale, nel rischio di una guerra mondiale. Dalle basi americane in Italia stanno partendo strumenti di morte. La pulsione atlantista non è certo fenomeno degli ultimi anni e innegabile è la responsabilità del governo e la novità politica di questa fase è proprio la “saldatura” tra radicalismo atlantico e torsione autoritaria.

l’80° dell’inizio della Resistenza, di impedire il suo declino. La Nato ormai esplicitamente dice che ci dobbiamo preparare a una lunga guerra.

La libertà di manifestazione del pensiero politico è costretta: in Germania e altrove si proibiscono manifestazioni a sostegno del popolo palestinese e si impedisce perfino l’ingresso nel Paese dei relatori esteri, Assange sta marcendo da molti anni in prigione per aver denunciato i crimini di guerra e della politica estera Usa.

In Italia destano preoccupazione le dichiarazioni, le decisioni e comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in vari casi, sono apparse divisive e del tutto inadeguate rispetto al ruolo esercitato. i fascisti al governo dettano alle scuole come si deve insegnare la storia e per ora si biasimano i professori che intendono educare alla tolleranza e all’antifascismo. Si picchiano i manifestanti indifesi nelle manifestazioni, si impedisce di parlare in televisione a chi critica la politica del governo in fatto di antifascismo, si querela un grande intellettuale quale Luciano Canfora per le idee manifestate, si porta avanti il progetto di concentrare tutti i poteri politici nella persona del premier, a cui diventerebbe subordinata, secondo la proposta di riforma in materia, anche la magistratura. 

Il revisionismo storico dilaga: il Parlamento europeo equipara nazismo e comunismo, vittime e carnefici; si utilizza il giorno del ricordo per un attacco ai partigiani, si strumentalizzano episodi minori per ribaltare le responsabilità; i media, concentrati nelle mani del capitale, divulgano questa narrazione e si fa sempre più pesante la censura perfino nei social. Anche in questo campo non tutto è nuovo. I manuali di storia da anni considerano e catalogano l’esperienza dell’Urss come totalitarismo al pari di nazismo e fascismo, sminuendo così il valore della Resistenza e il ruolo dei comunisti nella Liberazione dell’Italia.

Farebbero ridere, se non fosse così tragico, quelli che dicono che il fascismo non c’è più. Cos’è il fascismo se non un movimento reazionario che si prefigge di colpire con metodi autoritari chi manifesta quando a tale scopo non basta più il metodo democratico? Il fascismo è demagogia, xenofobia, odia la cultura, disprezza la libertà e la giustizia, opprime i deboli e serve i forti.

I nostri partigiani, e il partito comunista che fu il maggiore protagonista della Resistenza, di cui ricorre quest’anno l’80° dell’inizio della Resistenza, sapevano che il fascismo avrebbe potuto rinascere e per allontanare questo pericolo vollero che si iscrivessero nella Costituzione garanzie democratiche associate a garanzie sociali: parità di diritti, senza discriminazioni in base a sesso, opinioni politiche e religiose, razza, classe di appartenenza ecc., diritto di studiare per tutti a prescindere dalle condizioni economiche, assistenza sanitaria gratuita per tutti, diritto a un lavoro dignitoso e a una pensione decente, limiti allo strapotere del mercato e prefigurazione di un intervento democratico anche nell’economia, ripudio della guerra.

Alcune di queste conquiste, realizzate dopo lunghe lotte, sono state negli ultimi decenni smantellate, grazie anche a tutti i governi precedenti, come pure gli attacchi alla Costituzione sono stati concentrici.

Così come le pulsioni di guerra sono state attraversate indistintamente da tutti i governi degli ultimi decenni. Per questo riteniamo che il centrosinistra abbia una parte non trascurabile di responsabilità per il ritorno del pericolo fascista, che però mai come ora lo si sente così minaccioso e mai come ora necessita di una risposta ampia.

Una risposta che non può essere la solita retorica antifascista di facciata. Le condizioni e le prospettive di vita delle nuove generazioni si stanno deteriorando grazie alle politiche liberiste e a questa grande crisi del capitalismo.

La destra strumentalizza in maniera demagogica queste sofferenze sociali, anche se sappiamo che non potrà che aggravarle, e ha buon gioco a irridere sull’antifascismo di maniera. Allora le pur necessarie parole sulla storia del fascismo e dell’antifascismo devono essere accompagnate da un progetto di società che dia speranza a queste generazioni, progetto che non si può differenziare molto da quello originario della nostra Costituzione, di cui ricorre il 75° anniversario dell’entrata in vigore, che disegna una Repubblica parlamentare, antifascista, una e indivisibile, dando forma alle speranze e ai sogni di futuro di quanti combatterono e diedero la vita.

Ecco perché questo 25 aprile è stato particolarmente importante. Il popolo è stato protagonista nelle piazze, in particolare nella grandissima manifestazione di Milano. Una marea di popolo ha manifestato con spirito unitario ma anche con la consapevolezza che oggi non può e non deve essere la sola, ma che sia necessaria una continuità per contrastare la politica antidemocratica e antisociale di questo governo.

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